Chiunque si sia avventurato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso avrà forse incontrato uno stambecco (o magari un camoscio) con un vistoso collare o qualche “orecchino” colorato. E’ sopratutto in primavera, quando gli ungulati scendono verso il fondovalle alla ricerca di pascoli migliori, che è più facile imbattersi in qualche animale marcato. Questi orpelli così poco estetici (sopratutto per chi gli animali li vuole fotografare…), sono però di grande utilità nella ricerca, in particolare per quella sullo stambecco in corso da anni nel vallone di Levionaz, in Valsavarenche. Le marche auricolari (è questo il nome tecnico degli “orecchini” per animali) permettono di riconoscere individualmente gli stambecchi: i ricercatori hanno così la possibilità di raccogliere moltissime informazioni lungo tutta la vita degli animali, di conoscere dunque la “storia” di ciascun individuo marcato. E’ un dato preziosissimo per molte ricerche e che permette, per esempio, di stimare l’investimento energetico dell’animale (il suo accrescimento), il rango sociale, il successo riproduttivo, oltre che di poter studiare la dinamica di una certa popolazione. I collari sono dotati di un GPS che registra la posizione e l’attività dell’animale: ogni sette ore, i collari inviano automaticamente, tramite la rete GSM, una email ai ricercatori con tutte le informazioni raccolte. I dati relativi alla posizione degli stambecchi sono utili a diversi studi in corso: dal comportamento spaziale, alla socialità, al disturbo arrecato dal passaggio di elicotteri sul Parco.
Le prime catture di stambecco nel Parco Nazionale del Gran Paradiso risalgono agli anni ’60, mentre la ricerca sullo stambecco a Levionaz è cominciata nel 1999 con i primi animali catturati e marcati. Attualmente, a Levionaz sono marcati circa il 30% delle femmine e oltre l’80% dei maschi: per questi ultimi, si tratta di 63 animali marcati (di cui 10 dotati di collare) sui poco più dei 70 censiti in quest’area! Una così ampia percentuale di popolazione studiata è un vero e proprio record, non solo nel mondo della ricerca faunistica italiana. Levionaz è senza dubbio la più importante area di studio per lo stambecco nelle Alpi e una tra le più importanti al mondo per lo studio degli ungulati di montagna. Le ricerche attualmente in corso sono svolte principalmente dalle Università di Sassari e di Pavia, grazie all’indispensabile e costante supporto tecnico, logistico e scientifico del Parco Nazionale. Nei quasi venticinque anni di studio, circa un centinaio di ricercatori (tra dottorandi, tesisti e semplici volontari) si sono avvicendati sul campo in questo grande progetto di ricerca.
Perché questo grande sforzo collettivo per studiare proprio lo stambecco? Accanto a specifici progetti di ricerca con finalità strettamente teoriche, l’obiettivo principale è la conservazione della specie. Per il Parco, in particolare, è importante indagare sulle possibili cause del recente calo nella popolazione di questo ungulato. I dati sono preoccupanti. Agli inizi degli anni ’90, la popolazione di stambecco nel Parco Nazionale era di circa 5000 animali; nel 2012 ne sono stati censiti 2459. Un calo di oltre il 50% in poco meno di un ventennio. L’ipotesi più accreditata è che la causa del declino sia da imputare ai cambiamenti climatici. Così come già dimostrato in tanti studi internazionali (dalle sterne agli anfibi, nell’Artico come ai tropici), i cambiamenti climatici influenzano il comportamento e/o la disponibilità alimentare di molte specie animali e di conseguenza la loro sopravvivenza. E’ così anche per lo stambecco? I dati raccolti in questi anni potranno forse aiutare a dare una risposta, ma al momento anche le altre ipotesi non sono scartate: la scarsa variabilità genetica di Capra ibex, l’impatto di alcune patologie, la competizione alimentare con il camoscio (la cui popolazione è aumentata in questi anni): per i ricercatori sono tutte possibili cause (o concause) del drammatico calo della popolazione di stambecco nel Parco. Intanto, nel vallone di Levionaz gli stambecchi con gli “orecchini” sono sorvegliati speciali, per il bene della specie.